Il recettore della
conversione dell’angiotensina è considerato la porta di ingresso
del virus COV19 nelle cellule. Tale recettore è presente anche sulla
superficie degli spermatogoni (le cellule da cui si formano gli
spermatozoi) e sulle Cellule di Leydig e di Sertoli (le cellule che
nutrono e sostengono la formazione degli spermatozoi nel testicolo e
la produzione di Testosterone).
Negli studi sulle
biopsie del testicolo e sullo sperma di malati di coronavirus, l'agente infettante non è
stato trovato.
Tuttavia in una recente ricerca
sull’asse ormonale che sostiene il funzionamento dei testicoli e
che parte dalla produzione di LH e FSH per generare Testosterone, si è
visto che la malattia induce un ipogonadismo.
L'ipogonadismo è una
riduzione della funzionalità del testicolo.
Questo tipo di
ipogonadismo sembra causato da un danno che avviene nel testicolo infatti aumenta l'LH e diminuisce il Testosterone.
Non sembra essere coinvolta la via seminale dove la presenza del virus è stata
esclusa sia nel liquido proveniente da massaggio prostatico sia nello
sperma stesso.
Si può dunque concludere
che il virus possa danneggiare indirettamente il testicolo alterando l'asse ormonale che lo sostiene.
In pazienti COVID19
interessati alla fertilità, che sono oltre il 50% dei malati, saranno
necessari studi per controllare la qualità dello sperma ed il
ripristino di una regolare funzionalità dell’asse ormonale sia
durante la malattia che dopo la guarigione.
E’ ipotizzabile
che, come per tutte le malattie importanti che coinvolgono l'organismo, gli organi danneggiati possano riprendere una loro
piena funzionalità. Ma questo richiederà ulteriori ricerche
longitudinali sui pazienti che includano l'esame dello sperma.
Saranno interessati a questo risultato sopratutto i maschi che cercano un figlio ed in particolare quelli che hanno già un'iniziale alterazione seminale dovuta ad altre cause, che con l'attuale infezione potrebbe aggravarsi.
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